La poesia in TV – Vinicius de Moraes

Vinicius de Moraes è  stato un poeta, cantante, compositore, drammaturgo e diplomatico brasiliano.

Anche in seguito alle vicissitudini politiche del Brasile della fine degli anni ’60 e dei primi anni ’70, Vinicius de Moraes è frequentemente in Italia con Toquinho con apparizioni anche televisive. Ciò aprì la strada alla musica latino-americana che vivrà un’epoca di relativo successo (vedi Per un pugno di samba di Morricone – De Hollanda) che si concluderà all’inizio degli anni ’80 con la partecipazione di Toquinho a Sanremo con Acquarello.

Una selezione di poesie di Vinícius de Moraes è stata tradotta in italiano da Giuseppe Ungaretti, che conobbe de Moraes nel ’37, durante il suo soggiorno in Brasile. Parte delle traduzioni di Ungaretti è oggi rintracciabile nel volume Traduzioni Poetiche di Ungaretti nei Meridiani Mondadori. Anche molte delle sue canzoni sono state tradotte.

Nel 1969 de Moraes soggiornò alcuni mesi a Roma; durante questo periodo registrò il suo primo album in italiano, La vita, amico, è l’arte dell’incontro, affiancato da Sergio Endrigo, un giovanissimo Toquinho alla chitarra e dallo stesso Ungaretti che recita in maniera eccezionale alcune delle proprie traduzioni poetiche. La registrazione avvenne in poche ore e poche sedute di incisione con turnisti della RCA. Nel 1974 esce Per vivere un grande amore, registrato assieme a Toquinho.

Nel 1976 viene prodotto La voglia la pazzia l’incoscienza l’allegria che, oltre al solito Toquinho, vede la partecipazione di Ornella Vanoni che interpreta alcune delle bellissime canzoni di de Moraes. Altre straordinarie interpretazioni di testi del poeta brasiliano verranno arrangiati da Mia Martini e Fiorella Mannoia (vedi Valsinha, Volesse il cielo e Senza Paura).

La canzone di Bruno Lauzi “Il Leprotto Zip” contenuta nell’album del 1976 “Johnny Bassotto, la Tartaruga e altre storie” inizia con una dedica a Vinicius de Moraes “famoso poeta brasiliano, amico mio e di tutti i bambini” ed è cantata con un simpatico accento brasiliano.

L’amore degli uomini 

Sull’albero di fronte
avrò fatto sistemare un altoparlante con cui gli uccellini
amplifichino i loro canti allegri per il tuo languido risveglio.
Ti sveglierai felice sotto il lenzuolo di lino antico
con un raggio di sole che gioca nell’incavo dei tuoi seni
e mi darai la bocca in fiore; le mie mani amanti
ti cercheranno a lungo e tu verrai da lontano, amica
dal fondo del tuo essere di sonno e piume
per accogliermi; il nostro godimento
sarà sereno e lento, riposerò in te
come l’uomo sul suo tumulo, poiché nulla
ci sarà al di fuori di noi. Il nostro amore sarà semplice e senza tempo.
Poi saluteremo il chiarore. Tu dirai
buongiorno al soffitto che ci ripara
e allo specchio che raccoglie la tua rapida nudità.
Dopo avremo fame: ci sarà tè dell’India
per saziare la nostra sete e miele
per raddolcire il nostro pane. Soddisfatti, resteremo
come due fratelli che si amano al di là del sangue
e fumeremo insieme la nostra prima sigaretta del mattino.
Solo allora ci separeremo. Tu mi domanderai
e io ti risponderò, guardando con tenerezza le mie gambe
che l’amore ha placato, ricordandomi che esse hanno camminato molte leghe di donne
fino a scoprirti. Penserò che tu sei l’ultimo fiore
di questa mia disperata ricerca; che in te
si è fatta l’unità. All’improvviso, sarò triste
e solo come un uomo, vagamente attento
ai rumori distanti della città, mentre assurda ti affaccendi
nel tuo quotidiano, smarrita, ah così smarrita
da me. Sentirò qualcosa che si chiude nel mio petto
come una porta pesante. Sarò geloso
della luce che ti configura e di te stessa
che ti lasci vivere, quando dovresti
seguire con me come il giovane albero lungo la corrente di un fiume
in cerca dell’abisso. Mi viene l’angoscia
del limite che ci rende antagonisti. Vedo la calotta d’aria
che ti circonda – lo spazio
che separa i nostri tempi. La tua forma
è un’altra: troppo bella, forse, per poter
essere totalmente mia. Il tuo respiro
ubbidisce a un ritmo diverso. Tu sei donna.
Tu hai seni, lacrime e petali. Intorno a te
l’aria diventa profumo. Fuori di me
sei pura immagine; in me
sei come un uccello che io soggiogo, come il pane
che mastico, come una segreta fontana socchiusa
in cui bevo, come un residuo di nuvola
su cui riposo. Ma nullav riesce a strapparti alla tua ostinazione
di essere, fuori di me – e io soffro, amata
che tu non mi sia di più. Ma tutto è nulla.
Guardo all’improvviso il tuo volto, dov’è incisa
tutta la storia della vita, il tuo corpo
che dirompe in fiori, il tuo ventre
fertile. Ti muove
un’infinita pazienza. Nella nicchia del tuo sesso
ci sono io, le mie poesie, i miei dolori
le mie resurrezioni. I tuoi seni
sono brocche di latte con cui sazi
la fame universale. Sei donna
come foglia, come fiore e come frutto
e io sono semplicemente solo. Schiavo di te
mi accomiato da me, continuo a camminare alla tua grande
piccolina ombra. Ti vedrò fare il bagno
laverò da te ciò che è rimasto del nostro amore
mentre cerco nella mia mente qualcosa da dirti
di stupefacente. Ma tutto è nulla.
Sono i tuoi gesti a parlare, la contrazione
delle labbra in modo da stirare meglio la pelle
per darti la crema, la bocca
lievemente socchiusa con cui mistificare meglio l’eterna immagine
nell’eterno specchio. E allora, disperato
parto da te, sono cacciatore di tigri nel Bengala
alpinista sul Tibet, monaco a Cintra, speleologo
in Patagonia. Passo tre mesi
in una zattera in pieno oceano per
provare l’origine polinesiana dei maia. Mi nutro
di plancton, parlo con i gabbiani, affido al mare poesie in una bottiglia, finisco
per naufragare sulle coste di Antofagasta. Time, Life e Paris Match
mi dedicano grandi servizi. Mi fanno
l’Uomo dell’Anno” e candidato sicuro al Premio Nobel.
Ma ecco che mangi una pesca. Il tuo labbro
inferiore si piega sotto la polpa, il succo
scorre sul tuo mento, cade una goccia sul tuo seno
e tu ridi. Il tuo riso
disgrega gli atomi. Lo specchio si polverizza, il tubo di scarico si fonde
quantità insospettate di stronzio-90
si accumulano negli strati superiori del bagno
solo i geni dei miei pronipoti potranno dare una prova precisa della tua immensa
radioattività. Tu ridi, amica
e mi baci sapendo di pesca. E io ti amo
da morire. Dentro di me
cerco di allontanare le mie paure: “No, lei mi ama…”.
Me lo dico per convincermi, mentre sento
i tuoi seni sbocciare nelle mie mani
e contrarsi le tue natiche. Vuoi rimanere incinta
immediatamente. C’è in te un improvviso desiderio di carciofi. Vorresti
un parto indolore alla luce della teoria dei riflessi condizionati
di Pavlov. Poi, sorridendo
taci. Odio il tuo silenzio
che non mi appartiene, che non è
di nessuno: il tuo silenzio
popolato di ricordi. Ti schiaffeggio
e corro a tagliarmi le vene con una lametta-blu; il mio sangue
sgorga come una richiesta di perdono. Apri la tua scatola del cucito
e cuci col filo giallo il mio polso abbandonato, che è per
associare bene i colori; dopo
mi fai succhiare la tua carotide, in una lunga, lenta
trasfusione. Io convalescente
cominci a uscire: sei stata dal parrucchiere. Scruto il tuo viso. Mi sento
tradito, deliquescente, sul punto di piangere. Ma ti avvicini
solo con la giacca del pigiama e posi
la mia mano sulla tua gamba. E allora io canto:
tu sei la donna amata: distruggimi! La tua bellezza
corrode la mia carne come un acido! Il tuo segno
è quello della distruzione! Nulla resta
dopo di te se non rovine! Tu sei il senso
di tutto il mio inutile, la causa
della mia intollerabile permanenza! Tu sei
una contraffazione dell’aurora! Amore, amata
tu sia benedetta: tu e la tua
impassibilità. Benedetta tu sia
tu che crei la vertigine nella calma, la calma
in seno alla passione. Benedetta tu sia
tu che lasci l’uomo nudo di fronte a se stesso, che abbatti
le fondamenta del quotidiano. Magico è il tuo viso
nella grande oscurità dell’esistenza. Sì, magico
è il viso di colei che non vuole se non l’abisso
dell’essere amato. Ci sia lei per smentire
la falsa donna, colei che si veste di inutili panni
e inutili danni. Lei possa, ogni giorno
rinnovare il tempo, trasformare
un’ora in un minuto. Ella sia
colei che nega ogni vanità, colei che costruisce
tutto il silenzio. Cammini
al fianco dell’uomo nella sua antica, solitaria marcia
verso l’ignoto – questa eterna coppia
con cui comincia e finisce il mondo – lei che ora
lontano da me, vicino a me, mentre vive
della costante presenza della mia nostalgia
è più che mai la mia amata: la mia amata e la mia amica
colei che mi sparge di olio santo ed è la depositaria dei miei canti
la mia amica mai superabile
la mia inseparabile nemica.

Vinicius de Moraes

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Mia Martini – Valsinha (accompagnata da Toquinho)

Valsinha, Testo di Vinicius De Moraes

Quel giorno a casa lui tornò più
presto come non faceva quasi più e
la guardò in un modo ben diverso come
non faceva quasi più.
E non parlò più dell’aumento,
unico argomento dei discorsi suoi.
Con una strana tenerezza e un poco
di amarezza disse “Andiamo fuori
vuoi?”.
E allora lei si fece bella come il
giorno che di lui si innamorò.
Cercò nel fondo di un cassetto quella
camicetta che le regalò.
E lui la tenne per la mano come la
teneva tanto tempo fa. Come un
ragazzo e una ragazza scesero alla
piazza e incominciarono a ballar.
E al suono della loro danza il
vicinato addormentato si affacciò e
scese nella piazza scura e molta
gente giura che s’illuminò. E
furono baci rubati e gridi soffocati
che nessuno soffocò. Che il mondo
fece suoi, in pace l’alba poi spuntò

Mia Martini – Volesse il cielo (Live Sistina ’77)

Volesse il cielo, Testo di Vinicius De Moraes

Volesse il cielo che passato il
vento non tornasse il canto che non
finirà ed ascoltando si piangesse
tanto che nel mondo il pianto non
tornasse mai.
Volesse il cielo che nascesse
l’angelo della passione che la vita da.
Volesse il cielo che ci fosse luce,
volesse il cielo che ci fosse pace,
Ah se la gente fosse differente e
cantasse sempre canti tutti suoi
potere andare nudi a due a due
e cantare sempre tutto quel che vuoi.
Volesse il cielo che la vita fosse
una bellezza che non sa cos’è.
Volesse il cielo d’essere fratello
sempre accanto a me

Fiorella Mannoia – Senza Paura

Senza paura, Testo di Vinicius De Moraes

Ma come fai quando tu sei bambino
a prendere coraggio e fede nel destino
se papa’ ti mette per castigo al buio
poi di notte a letto “zitto che c’è il lupo,
zitto che c’è il lupo, zitto che c’è il lupo”
E la mamma dice “chiamo l’uomo nero
chiamo il babau ti mangia tutto intero
nella notte scura ti fa la puntura
ti fa la puntura ti fa la puntura”

Ma passa per il buio senza paura

Poi all’improvviso ti arriva l’età
di amare follemente l’uomo che non va
non c’è via d’uscita né di qua né di là
tuo padre griderà tua madre pregherà
tua madre pregherà tua madre pregherà
L’amante poi si butta giù dal fabbricato
perché quello che è facile diventa complicato
dato che la vita è dura che la vita è dura
che la vita è dura

Ma passa per l’amore senza paura

Il pericolo c’è fa parte del gioco
tu non farci caso se no vivi poco
tieni sempre duro comincia di nuovo
comincia di nuovo comincia di nuovo
Anche per la strada tu stai rischiando
stai soprappensiero stai rimuginando
passa la vettura della spazzatura
ed il conducente aumenta l’andatura
aumenta l’andatura aumenta l’andatura

Ma va per la tua strada senza paura

Ed un bel giorno di qualunque settimana
ed un bel giorno di qualunque settimana
battono alla porta battono alla porta
è un telegramma lei ti sta chiamando
è un telegramma lei ti sta chiamando
Per uno viene presto per l’altro tardi
comunque presto o tardi tranquilla e sicura
viene senza avviso viene e ti cattura
viene e ti cattura viene e ti cattura

ma passa per la morte senza paura
ma passa per il buio senza paura
ma passa per l’amore senza paura
ma va per la tua strada senza paura
ma passa per la morte senza paura

Ornella Vanoni – La Voglia, La Pazzia

La voglia, la pazzia, testo di Vinicius De Moraes

A questo punto
stiamo tanto bene io e te
che non ha senso
tirar fuori i come ed i perchè.
Cerchiamo insieme
tutto il bello della vita
in un momento
che non scappi tra le dita.
E dimmi ancora
tutto quello che mi aspetto già
che il tempo insiste
perchè esiste il tempo che verrà.
a questo punto
buonanotte all’incertezza
ai problemi all’amarezza
sento il carnevale entrare in me.
E sento crescere la voglia, la pazzia
l’incoscienza e l’allegria
di morir d’amore insieme a te

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